PoliEtica
riunisce, virtualmente e con periodiche riunioni sia locali che nazionali, chi vuole discutere e costruire su queste idee:
- Per una vera democrazia la politica dev’essere al servizio del cittadino elettore
- La conduzione e il risultato dell’azione politica dev’essere valutata in funzione del benessere dei cittadini, nel miglioramento della qualità della vita
- L’azione politica sarà continuamente monitorata e valutata attraverso le analisi di dati provenienti da rilevazioni locali, a partire dai Comuni, degli indicatori elencati nel progetto B.E.S. La valutazione di PolisEtica locale esprimerà analisi e conclusioni facendo riferimento ai dati ISTAT rilevati globalmente.
Gli indicatori sono:
- Salute
- Istruzione e formazione
- Lavoro e conciliazione tempi di vita
- Benessere economico
- Relazioni sociali
- Politica e istituzioni
- Sicurezza
- Benessere soggettivo
- Paesaggio e patrimonio culturale
- Ambiente
- Ricerca e innovazione
- Qualità dei servizi
“Il sonno della ragione produce...i governi che abbiamo”
Una organizzazione virtuale ,nasce da lontano, si concretizza, nel 2013 con alcune riflessione sul volume “Postdemocrazia” di Colin Crouch.
Scrivevo, con titolo “Il sonno della ragione produce...i governi che abbiamo” (il richiamo a Goya e alla sua opera “Il sonno della ragione genera mostri” è evidente):
“Postdemocrazia “ Un libro che offre lo stimolo ad una riflessione preziosa; suggerisce come evitare una dittatura di fatto ottenuta con il controllo e la manipolazione delle masse attraverso i mezzi di comunicazione "più facili" da manipolare! Credo sia stato Bertrand Russel l'autore dell'aforisma: "Nessun governo è peggiore di chi lo ha votato".
Se associo il dato dell'analfabetismo funzionale; progetto ALL (Adult Literacy and Lifeskills ricerca internazionale promossa dall’OCSE ) , oppure i risultati ottenuti nel 2009 dal Human Development Report sulla percentuale di persone funzionalmente analfabete risulta che gli analfabeti funzionali in Italia sono al 47% .
Il libro Postdemocrazia ci fa capire come proprio noi italiani saremmo sempre più soggetti a "richieste minimali" legate ad una democrazia "minore"; una democrazia in cui ci si accontenta di avere la possibilità del voto ma che sempre di più viene disatteso con l'astensione.
L'ISTAT denuncia una situazione grave di analfabetismo funzionale in crescita, una situazione che soltanto il 20% della popolazione adulta possiede la capacità di utilizzare lettura, scrittura e calcolo per vivere la società contemporanea. Per un 80% degli italiani si informa esclusivamente dalla TV .
Traggo dal volume:
“La democrazia prospera quando aumentano per le masse le opportunità di partecipare attivamente, non solo attraverso il voto ma con la discussione e attraverso organizzazioni autonome, alla definizione delle priorità della vita pubblica; quando le masse usufruiscono attivamente di queste opportunità; e quando le élite non sono in grado di controllare e sminuire la maniera in cui si discute di queste cose. È ambizioso pensare che un gran numero di persone partecipi con vivo interesse al dibattito politico vero e proprio e concorra a stabilire i programmi politici, anziché rispondere passivamente ai sondaggi elettorali, e che si impegni consapevolmente nel seguire gli avvenimenti e le questioni politiche. Questa nozione di democrazia è ben più esigente rispetto a quella di democrazia liberale.
L’accontentarsi delle richieste minimali della democrazia liberale produce un certo compiacimento rispetto all’affermarsi di ciò che io chiamo «postdemocrazia». In base a questo modello, anche se le elezioni continuano a svolgersi e condizionare i governi, il dibattito elettorale è uno spettacolo saldamente controllato, condotto da gruppi rivali di professionisti esperti nelle tecniche di persuasione e si esercita su un numero ristretto di questioni selezionate da questi gruppi. La massa dei cittadini svolge un ruolo passivo, acquiescente, persino apatico, limitandosi a reagire ai segnali che riceve. A parte lo spettacolo della lotta elettorale, la politica viene decisa in privato dall’interazione tra i governi eletti e le élite che rappresentano quasi esclusivamente interessi economici. Anche questo modello, come l’ideale opposto, più ambizioso, è di fatto un’esagerazione, ma nella politica contemporanea si possono ritrovare sufficienti elementi perché valga la pena chiedersi dove si collochi la nostra vita politica su una scala che va dal modello minimalista di democrazia a quello più ambizioso; e in particolare per stabilire in quale direzione sembri muoversi tra questi due poli. La mia tesi è che ci muoviamo sempre di più verso il polo postdemocratico e questo spiega il diffuso senso di disillusione e disappunto per il livello della partecipazione e per il rapporto tra la classe politica e la massa dei cittadini in molte, forse nella maggior parte, delle democrazie avanzate. “
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